Achille è l'unico, quindi anche il figlio unico, «enfant gâté della natura»: sei fratelli prima di lui sono morti nelle pratiche immortalizzanti della madre Teti. Non hanno retto al fuoco. La fiamma che ha lambito Achille lo ha reso quasi immortale. E questo vuol dire: più mortale dei mortali. Gli toccò la vita più breve perché sostituiva, per Teti, il fliglio che avrebbe dovuto soppiantare Zeus e non nacque mai. Invece di un dio dalla vita più lunga di altri dèi, fu un uomo dalla vita più corta di altri uomini, ma il più vicino, fra di loro, a un dio. Per aver preso il posto di colui che avrebbe dato un termine a Zeus, il termine si era conficcato in lui con evidenza imperiosa. Achille è tempo allo stato puro, che scalpita via. Contratte sino a una frazione lancinante della durata, ebbe le qualità più vicine a quelle che respirano gli esseri dell’Olimpo: l’intensità e la facilità. La sua furia, che avvia l’Iliade, è più intensa rispetto a quella di ogni altro guerriero, e la velocità del suo piede è di chi fende l’aria senza destare l’attrito.
Roberto Calasso, Le nozze di Cadmo e Armonia